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Lettera #35.2 Il flop dei fondi a cedola: non si apre il paracadute dei dividendi

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A cura di
RadioBorsa

Negli ultimi anni sono stati lanciati molti fondi d’investimento specializzati in alti dividendi che promettevano cedole annuali fino al 7%. Risultati che secondo i gestori si potevano ottenere dalla selezione delle azioni di alta qualità e con dividendi corposi unita a una strategia discrezionale di vendita di opzioni.

Però alla fine questi fondi, considerando le cedole staccate, hanno ottenuto performance molto più basse del mercato.

Sono decine e decine di migliaia i risparmiatori italiani che si sono fatti sedurre (ottenendo risultati subottimali) dai fondi con cedola venduti da banche e reti. Fondi sia azionari che obbligazionari collocati a piene mani, sfruttando anche un “baco” di molti risparmiatori che si fanno abbagliare dal discorso della cedola o del dividendo elevato.

Si tratta di una strategia che piace, perché dà l’illusione di aver trovato un sistema facile per investire e senza doversi molto curare dei propri investimenti. Risolve, apparentemente con poco tempo e stress, il problema di come investire il proprio denaro.

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La cedola è un po’ come la mela di Adamo ed Eva: una tentazione a cui è difficile resistere. Ricevere un dividendo o una cedola – come spiegano gli esperti di finanza comportamentale – piace, perché fa sembrare l’investimento più sicuro. Il marketing bancario e finanziario sa sfruttare questa distorsione e per questo motivo propone continuamente prodotti che prevedono lo stacco di cedole generose “acchiappa-clienti”.

La cedola è un sedativo molto potente e il fondo o il titolo che stacca la cedola nell’immaginario collettivo non può perdere. Invece può perdere eccome, anche quando stacca ogni mese la cedola.

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