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Lettera #35.1 Boom dell’inflazione e stretta sui tassi: il dramma dei mercati

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A cura di
RadioBorsa

La settimana è iniziata in profondo rosso per i mercati azionari e obbligazioni e, in particolare, l’indice azionario S&P 500 ha chiuso con un ribasso del 3,9%, perdendo oltre il 20% del suo valore dall’inizio del 2022. In pratica ha restituito tutti i guadagni del 2021.

Il 10 giugno il Bureau of Labor Statistics statunitense ha riferito che l’indice dei prezzi al consumo a maggio era dell’8,6% in più rispetto all’anno precedente, l’aumento del tasso di inflazione annuale più alto dal 1981. Di mese in mese, i prezzi al consumo sono aumentati dell’1%, ben al di sopra dell’aumento dello 0,3% di aprile.

L’indice tecnologico Nasdaq Composite perde oltre il 30% da inizio anno ed è tornato ai livelli di metà settembre 2020.

I mercati non si aspettavano questo dato che ha cambiato a questo punto le attese sulle prossime mosse delle Banche Centrali (e in primis della Fed) che sembravano certo pronte a un rialzo dei tassi ma in uno scenario dove il picco dell’aumento dell’inflazione sembrava già alle spalle, mentre sembra che ora stiamo viaggiando ancora in un terreno ignoto.

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Il mercato delle criptovalute e delle monete digitali che aveva superato per la prima volta i 3.000 miliardi di dollari lo scorso novembre è ridisceso sotto i 1.000 miliardi di capitalizzazione. Una perdita di oltre il 66%.

Nell’economia reale l’onda delle pressioni inflazionistiche è arrivata comunque dappertutto nel globo per effetto del rapido aumento dei prezzi del cibo e dell’energia, causato in gran parte dall’invasione russa dell’Ucraina. I continui ostacoli nelle catene di approvvigionamento transfrontaliere, derivanti dalla pandemia di Covid-19, hanno poi peggiorato le cose.

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