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Lettera #59 Argentini campioni del mondo e campioni in Borsa? Scopriamolo

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A cura di
RadioBorsa

Fra le Borse che a inizio settimana meglio si sono comportate a livello mondiale troviamo quella dell’Argentina vincitrice (meritata) dell’ultima Coppa del Mondo di calcio.

Ma se a livello calcistico l’Argentina resta una potenza mondiale nell’economia è purtroppo una schiappa rispetto ai fasti del passato quando nel primo ‘900 il Paese era considerato una specie di Eldorado. E meta di emigrazione per oltre 1 milione e mezzo di italiani fra il 1871 e il 1910 che si recavano a Buenos Aires e dintorni per scappare dalla povertà e/o cercare fortuna. Nel 1913, l’Argentina era il decimo stato pro capite più ricco del mondo, oggi è al 64° dopo Lettonia, Romania e vicino alle Mauritius.

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Sulla carta l’indice borsistico argentino più importante, il Merval, negli ultimi 12 mesi è andato benissimo (+87,9%) ma la continua svalutazione del peso argentino nei confronti di tutte le valute e in particolare del dollaro Usa si è inghiottito quasi tutto.

Basti pensare che a inizio 2000 il rapporto fra peso argentino e dollaro Usa era di uno a uno; oggi per acquistare un biglietto verde (vedi grafico) ce ne vogliono quasi 174!

Ragione per cui tutti gli argentini cercando di liberarsi il più possibile dei pesos e tesaurizzano dollari Usa, nascondendoli ovunque visto che ufficialmente questo commercio è ostacolato e tassato.

L’inflazione argentina viaggia attualmente attorno al 90% su base annua, seppure il mese di novembre il tasso mensile è sceso intorno al 4,9% che è fra i migliori degli ultimi 9 mesi. Una perdita di potere d’acquisto continua.

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Nonostante il rallentamento mensile, gli argentini combattono da anni contro uno dei tassi di inflazione più alti al mondo, che erode i salari e riduce il potere di guadagno. La povertà è alta e viene stimata intorno al 40% della popolazione dove le disparità fra chi ha molto e chi poco o pochissimo è in costante crescita. 

Il declino dell’Argentina è stato in gran parte autoinflitto per effetto spesso di politiche demagogiche e populiste in una democrazia ancora acerba dove la corruzione è rimasta sempre forte. 

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