Quella passata per i mercati azionari e obbligazionari non è stata una grande settimana come non lo è stato il mese di aprile a dispetto degli analisti di Bank of America che prevedevano, invece, a inizio mese un solido rally in parte trainato dalla tendenza dei corsi azionari a sovraperformare durante il mese di aprile.
Dal 1928 in poi mediamente l’azionario Usa era salito dell’1,4% ad aprile, ma invece quello passato ci ha regalato una delle peggiori performance da diversi decenni. Per l’indice S&P 500 una discesa di quasi il 10% e di oltre il 13,5% per l’indice Nasdaq, quello più ricco di valori tecnologici.
I primi 4 mesi dell’anno per i mercati azionari e obbligazionari sono stati così decisamente negativi e a Wall Street per vedere un primo quadrimestre così retrattile (-13,3% l’indice S&P 500 e -21% per l’indice Nasdaq) bisogna tornare addirittura al 1939. Soprattutto l’obbligazionario ha subito gravi perdite proprio quando era più necessario un andamento decorrelato su cui molti investitori facevano invece conto, perché così era spesso accaduto nel passato.
Se si vuole guardare sempre dal punto di vista statistico la cosa va detto che in tutte le più grandi 5 discese a 2 cifre avvenute nel primo quadrimestre dell’anno dal 1928 a oggi Wall Street ha poi messo a segno negli 8 mesi successivi 4 volte su 5 dei significativi recuperi positivi mediamente sempre a 2 cifre (oltre il 13%).
Nel passato dagli anni ’60 in poi, a fronte di un ribasso forte dell’azionario, nel 70% dei casi l’obbligazionario governativo Usa era, invece, salito con un rendimento medio del 2,3%. Finora quest’anno i titoli di stato e le obbligazioni hanno fallito la missione di fungere da contrappeso agli asset rischiosi, scendendo di quasi il -9%.
Da inizio anno i BTP (e non solo i Treasury Usa) perdono questa cifra e la salita dei tassi d’interesse sta agendo come una clava. Una tendenza che punisce soprattutto gli investitori con portafogli costituiti da titoli con scadenze lunghe.
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