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Lettera #69.2 Forse pagheremo meno tasse sugli investimenti. Sarà la volta buona?

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A cura di
RadioBorsa

Fra le numerose norme in discussione sulla riforma fiscale, c’è anche quella sui redditi finanziari con la creazione di una categoria unica e il superamento della distinzione tra “redditi da capitale” e “redditi diversi” che crea disparità assurde fra i detentori di titoli (esempio ETF e fondi). In base allo schema di DDL delega presentato dall’on. Maurizio Di Leo, viceministro dell’Economia, tutti i proventi da investimento saranno raggruppati in un’unica categoria reddituale e soggetti a tassazione in base al principio di cassa.

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Argomenti che trattiamo da anni avendo anche scritto una Guida Salvafisco, come ben sanno coloro che ci seguono.

Come funziona il sistema oggi?

Nel fisco “grand complication” tricolore attuale, se vendi un fondo (attivo o passivo) di investimento lo Stato si prende oltre un quarto dei guadagni sul capital gain e se avevi precedenti perdite sempre su questi strumenti non è possibile la compensazione.

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Le minusvalenze derivanti da ETF possono essere però compensate con le plusvalenze di altri strumenti finanziari che generano redditi diversi come le azioni. Un rompicapo complicato che ogni tanto proviamo a spiegare e che lascia attonito il risparmiatore medio su come il legislatore possa riuscire a complicare la vita al risparmiatore e nei fatti a rendere ben superiore al 26% la tassazione sul capital gain.

La riforma prevederebbe in merito un’imposta sostitutiva su questi redditi basata sulla differenza tra voci positive e negative, con la possibilità di riportare le minusvalenze negli anni successivi e di optare per la tassazione sul realizzato esprimendo tale scelta in dichiarazione o attraverso gli intermediari finanziari.

Una cosa di buon senso, poiché risulta evidente al relatore da tempo che “in conseguenza di tale assetto, la tassazione dei redditi finanziari presenta significative asimmetrie applicative, riguardanti le regole di determinazione della base imponibile, il timing della tassazione e le aliquote”. E il tutto provoca anche “distorsioni di mercato che indirizzano gli investimenti finanziari verso strumenti la cui tipologia consenta il conseguimento di proventi utilizzabili in compensazione delle perdite realizzate”.

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