Un amico ci ha segnalato una pubblicità che gli compare continuamente sui social dove è invitato a investire su un asset che dovrebbe garantirgli un ritorno del 8-20% per anno, sicuro e … liquido per definizione: il whisky scozzese.
La cosa può far sorridere, ma rivela un meccanismo tipico della formazione di qualsiasi “bolla” e di come venditori smaliziati e risparmiatori attratti dai guadagni “facili” trovano sempre un punto di incontro.
Fra centinaia e centinaia di mercati, investimenti tradizionali e alternativi qualcosa che si è comportato bene nell’ultimo anno o periodo c’è sempre e il venditore furbo sa usare queste armi, facendo brillare gli occhi all’investitore “recluta” che gli stessi rendimenti si ripeteranno anche nel futuro.
Possono essere diamanti d’investimento, terre rare, criptovalute, azioni di uno specifico settore del “futuro”, hedge fund e anche figurine. ma a pensare male viene in mente il detto: “Tutte le mattine si alzano un furbo e un fesso. Se si incontrano l’affare è fatto”.
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In effetti, un recente report pubblicato dalla società di consulenza finanziaria scozzese Noble & Co ha sottolineato che, da gennaio, il mercato dei single malt e dei pure malt più rari è balzato del 23% in volume e del 21% in valore.
Secondo il quotidiano “Le Monde”, a riprova, il segmento delle bottiglie vendute intorno ai 100€ preferito dagli under 35 è quello che è cresciuto di più (+30% in valore da inizio gennaio).
Da dieci anni le distillerie scozzesi – ma anche giapponesi – moltiplicano le cosiddette bottiglie premium, in edizioni limitate. E i loro prezzi salgono alle stelle, soprattutto alle aste. Secondo il Knight Frank Luxury Investment Index, un indice che misura gli investimenti di lusso, il whisky si è apprezzato del 428%, tra gli investimenti considerati collezioni di fascia alta, tra il 2011 e il 2021. È salito più delle auto di lusso (164%). Nel 2019, a Londra, una bottiglia di Macallan 1926 è stata venduta per 1,45 milioni di sterline, ovvero quasi 1,7 milioni di euro.
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