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Lettera# 13 Dagli alberi di natale alle società petrolifere: non è tutto “verde” quello che luccica

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A cura di
RadioBorsa

Nel podcast della Lettera Settimanale, parleremo della Cina, il grande dormiente nel 2021 dal punto di vista borsistico e degli scorpori annunciati da sempre più società delle loro divisioni “green”. E’ il caso di Eni, Enel e perfino Harley Davidson. Quali le ragioni e c’è sempre da fidarsi?

Siamo arrivati alla settimana 50 e Natale incombe anche se sull’ultimo numero del settimanale The Economist si segnala il problema che negli Stati Uniti quest’anno potrebbero non esserci alberi da decorare per tutti. 

Un motivo di forte preoccupazione è la crisi della catena di approvvigionamento, indotta dalla pandemia, che ha reso più difficile l’accesso a molti prodotti, alberi di Natale compresi. E l’aumento dei costi di spedizione e gli arretrati nei porti rappresentano una minaccia molto più grande per la fornitura di alberi artificiali rispetto a quelli vivi. 

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I mercati azionari hanno dimostrato nella settimana passata buona capacità di reazione con rialzi anche del 3% in molte parti del mondo nonostante la quinta ondata del coronavirus, la Federal Reserve che sembra pronta a ridurre le sue massicce iniezioni di liquidità e l’inflazione ai massimi ultra trentennali.

Sul fronte della salute, Omicron è certamente più contagioso ma meno pericoloso della variante Delta, secondo diversi esperti scientifici, fra cui il dottor Anthony Fauci, il signor Covid degli Stati Uniti, un arzillo ottantenne di origine italiana.

L’economia, certo, potrebbe risentirne con questo nuovo imprevisto che significa minori traffici e scambi, ma molti esperti e i mercati si sono convinti che quello che non si consumerà o spenderà ora è solo rinviato.

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