Dopo il lungo weekend del Primo Maggio, gli investitori europei si preparano a un’altra settimana intensa sia sul fronte societario, macroeconomico che su quello monetario visto che diverse importanti banche centrali comunicheranno il loro orientamento sul costo del denaro per i prossimi mesi.
Diversi funzionari della BCE hanno avvertito che “c’è ancora molta strada da fare prima che la banca centrale inizi a prendere in considerazione una pausa nel suo ciclo di rialzi” e la maggior parte degli analisti si attende che l’inflazione core (escludendo nel conteggio i prezzi di cibo ed energia) potrebbe rimanere vicina al record del 5,7% su base annua.
Fra i temi che attirano poi l’attenzione in questo periodo vi è la campagna dividendi che nel mese di maggio (in particolare il 22 maggio) vedrà un’altra robusta dose di stacchi cedole a Piazza Affari dopo quella del 24 aprile.
I dividendi rappresentano una parte degli utili, che sono stati fatti dalla società nel corso dell’anno precedente e che vengono distribuiti ai propri azionisti. Le società quotate possono distribuire dividendi in denaro o anche in azioni, in proporzione alla quantità di titoli posseduti dall’investitore.
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Dopo la dieta “forzata” per effetto della pandemia a livello mondiale si è registrato nel 2022 una forte crescita dei dividendi globali. Le distribuzioni sono aumentate dell’8,4%, raggiungendo la cifra record di 1.560 miliardi di dollari (fra le principali 1.200 società quotate nel mondo) e per il 2023 le stime attuali parlano di un leggero possibile ulteriore miglioramento.
Acquistare società con elevati dividendi in relazione al prezzo di Borsa (dividend yield) è considerata da molti risparmiatori, commentatori, consulenti e venditori di fondi specializzati una buona strategia per tutte le stagioni per ottenere buoni rendimenti con minori rischi. Purtroppo le cose non stanno esattamente così e recentemente abbiamo in pubblicato sul nostro blog MoneyReport un report ribadendo come stanno le cose con dati e analisi a confronto e ne consigliamo la lettura soprattutto ai cacciatori di cedole.
Che peraltro in Italia sono “braccati” … dal fisco visto che ogni volta che si incassa un dividendo o una qualsiasi cedola lo Stato si prende una bella fetta (il 26% e senza alcuna compensazione possibile) e quindi non è propriamente conveniente puntare sulle strategie a distribuzione rispetto a quelle ad accumulazione.
In ogni caso molti risparmiatori e addetti ai lavori consigliano di selezionare fondi, Etf o titoli con alti dividendi come strategia d’investimento. Un “compra e tieni” apparentemente più sensato e facile da replicare. Ma non esistono solo pro a un simile approccio. Che può rivelarsi nel tempo fonte anche di cocenti delusioni. Perché non è sempre vero che le azioni che con maggior dividendo sono quelle che performano meglio. Anzi…
Sulla carta puntare sulle azioni con dividendi più alti è una strategia che funziona e piace. E’ una strategia d’investimento semplice e alla portata di tutti, facile da capire e spiegare. Una storiella facile e che viene ripetuta a ogni stagione e che risponde in pieno al desiderio di certezze che molti risparmiatori vorrebbero avere di un investimento come il fatto di incassare con regolarità una cedola e ottenerne un frutto annuale.
Purtroppo la teoria è una cosa ma la realtà può essere ben diversa e in questi anni decine di migliaia di risparmiatori hanno creduto ciecamente e in modo troppo letterale a questa teoria e il risultato ottenuto è stato in molti casi molto deludente.
Perché a molti risparmiatori piace questa storia di acquistare un giardinetto di azioni con alti dividendi?
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