L’ultimo rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti, pubblicato venerdì, ha mostrato che il mercato del lavoro è rimasto solido, rafforzando le argomentazioni per una continuazione dell’aumento forzato dei tassi della Fed.
Come abbiamo raccontato settimana scorsa queste è una buona notizia che è stata interpretata come una cattiva notizia dai mercati.
E si guarda ora soprattutto ai dati sull’inflazione americana. Qualora i prossimi dati sull’inflazione fossero superiori alle attese, questo potrebbe rafforzare ancora una volta la determinazione della banca centrale Usa nello spingere in alto il costo del denaro con effetti non benefici su azionario, obbligazionario e altre valute.
Intanto, siamo arrivati alla stagione delle trimestrali e, a partire da questa settimana, saranno pubblicati negli Stati Uniti i risultati del terzo trimestre 2022. Gli analisti prevedono una debole crescita degli utili per le società S&P 500 nel terzo trimestre.
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Rispetto al terzo trimestre del 2021, le attese per il terzo trimestre sono di un aumento in media del 2,4% per le società S&P 500 e seppure questo aumento positivo fosse confermato, sarebbe la crescita più debole dal terzo trimestre del 2020, quando il mondo era ancora in gran parte confinato a causa della crisi sanitaria.
All’inizio del trimestre, ovvero a inizio luglio 2022, queste previsioni erano pari a +9,9% a dimostrazione di come il contesto economico si è oscurato per effetto del rallentamento economico, del caro dollaro, dell’aumento del costo del lavoro e dell’inflazione ai massimi da 40 anni.
Il rendimento dell’obbligazione statunitense a 30 anni ha raggiunto il massimo di quasi 9 anni avvicinandosi al 4%. Gli investitori continuano ad analizzare i discorsi dei funzionari della Fed alla ricerca del minimo segno di cambiamento di tono nel loro approccio “da falco”.
Il vicepresidente della Fed, Lael Brainard, in un discorso in questi giorni, è sembrato più cauto, osservando che i recenti aumenti dei tassi continuano a farsi strada nell’economia, mentre il collega Charles Evans della Fed di Chicago ha affermato di avere fretta di arrivare al punto in cui i funzionari monetari saranno inclini a prendersi una pausa dagli aumenti dei tassi per evitare il rischio di andare troppo oltre.
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