Sarà capitato anche a voi magari di leggere in queste settimane le cronache del cosiddetto finanziere Massimo Bochicchio, morto in moto in circostanze ancora da appurare che era in libertà vigilata e stava aspettando di essere processato con l’accusa di avere truffato centinaia di “vip”.
Fra i nomi più noti quello dell’ex allenatore dell’Inter Antonio Conte “alleggerito” di qualche decina di milioni di euro e di altri calciatori e commissari tecnici, ma fra i risparmiatori coinvolti non ci sono solo personaggi famosi nel mondo calcistico, ma tutti i generi di professionisti. Anche un una scrittrice che aveva fondato un centro anti-panico e anti-stress e che aveva affidato diversi anni fa i suoi soldi fiduciosa a questo “mago dei risparmi” su consiglio dell’ex marito e del giro degli amici.
E’ sempre interessante leggere la storia dei truffati e cosa dicono le cronache giudiziarie e la somiglianza con quanto raccontava Collodi dell’incontro di Pinocchio con il Gatto e la Volpe resta impressionante.
Anche il Bochicchio prometteva di moltiplicare in “cento, mille, duemila” i cinque “miserabili” zecchini d’oro e per farlo si vantava di entrature eccezionali con alcune delle più importanti banche del mondo e il suo “concime” per moltiplicare i soldi non era il “campo dei miracoli” dove sotterrare i soldi ma un miracoloso “algoritmo“ (ne aveva anche depositato un marchio) capace di operare contemporaneamente su tutti i mercati finanziari, andando al rialzo e al ribasso e chiudendo tutte le operazioni a fine giornata, affinché tutti potessero andare a letto tranquilli nell’overnight.
Nessuna fluttuazione di mercato, rendimenti garantiti (minimo il 10% annuo), nessun lungo periodo e angoscia per i sottoscrittori per i su e (soprattutto) giù dei mercati.
Cosa volere di più?
E’ quello che molti risparmiatori agognano e chi sa raccontare questa storia ed essere convincente evidentemente ha ancora un ottimo mercato come ai tempi del Gatto e della Volpe che si presentavano però in forma più dimessa agli investitori.
Non è una fiaba purtroppo e non c’è un lieto fine.
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