Oggi parliamo di Russia, non solo perchè è sull’orlo di far scoppiare una guerra mondiale ma andremo a vedere alcuni dati economici interessanti dello stato guidato da Putin. Poi parleremo di inflazione e tassi d’interesse. Cosa potrebbe accadere se la FED dovesse accelerare il rialzo dei tassi?
Difficile in questi giorni sottrarsi al fuoco incessante di notizie e indiscrezioni che arrivano dalla complicata situazione tra Russia e Ucraina dove gli sviluppi diplomatici e militari si susseguono continuamente in quella che appare finora soprattutto una guerra mediatica. E nella quale ciascun contendente cerca di mettere in difficoltà l’altro con l’arma della propaganda, dell’informazione e se serve anche naturalmente della disinformazione.
I riflessi sui mercati finanziari non sono naturalmente positivi, perché il rumore degli stivali al confine ucraino non rassicura nel breve, visto che se scoppiasse veramente una guerra ci potrebbe essere uno shock petrolifero e anche del prezzo di diverse materie prime.
Quella passata è stata per i mercati azionari una settimana tutto sommato tranquilla che, però, si è tinta di rosso, soprattutto nel fine settimana con i nuovi spiragli di guerra che sono arrivati dall’Ucraina e che hanno condizionato negativamente venerdì sera le borse statunitensi e a inizio settimana quelle asiatiche ed europee.
Non solo questo tema ha preoccupato molti investitori, ma anche il perdurare di un tasso d’inflazione come non si vedeva da decenni e l’impatto che potrà avere sui mercati obbligazionari (in evidente sofferenza) come su quelli azionari.
Nella storia dei mercati in verità discese e risalite dei tassi d’interesse si sono spesso alternate e tutto ciò è stato riassorbito nel tempo dai mercati e un recente studio di Oxford Economics ha evidenziato come, in media, nonostante l’aumento dei tassi d’interesse, l’andamento delle azioni globali è continuato a salire.
In particolare, l’andamento è stato particolarmente positivo quando i tassi di interesse sono stati gradualmente innalzati.
Un forte aumento ha avuto un effetto molto più negativo sui prezzi. L’aumento è stato classificato come ripido se più della metà dell’intero aumento dei tassi di interesse del ciclo di politica monetaria è avvenuto nei primi dodici mesi.
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