“Ogni giorno si deve scegliere da che parte stare. Ogni giorno. In casa, al lavoro, in politica. Soprattutto dentro se stessi. Tenersi fuori è impossibile, anche quello è scegliere.”
Nicola Borzi (da un post sulla sua pagina Facebook del 2013)
Una vita quasi perfetta quella di Nicola Borzi: per un quarto di secolo giornalista a Il Sole 24 Ore, dove diventa caposervizio e coordinatore di Plus24, il settimanale di risparmio del sabato.
Sul settimanale e sul quotidiano scrive di finanza, risparmio, banche, assicurazioni, governance delle società quotate, vicende sindacali delle aziende di credito, assicurazioni e BancoPosta, trading online, scandali finanziari, criminalità economia, tutela del risparmio e dei mercati, fondi pensione e previdenza complementare. Senza mai fare sconti a nessuno.
Sue le prime inchieste sui diamanti di investimento venduti dalle banche, che assicurano profitti del 20% agli istituti che li collocano in modo anche scorretto grazie a grafici che fanno vedere che il prezzo sale sempre.
Sua l’idea come coordinatore di Plus24 della rubrica “mal di Budget” che denuncia le tante pressioni commerciali cui sono sottoposti i dipendenti bancari vessati dai loro responsabili per vendere a più non posso conti correnti, fondi comuni di investimento, obbligazioni ai clienti per appunto far fare budget alla banca. Borzi denuncia anche lo scandalo delle obbligazioni subordinate pensate per rafforzare i conti degli istituti di credito con il beneplacito dell’autorità e che vengono vendute indiscriminatamente ai correntisti. Di scandali finanziari come quello del famoso bond del Monte Dei Paschi da 2 miliardi venduto anche a piccolissimi risparmiatori Borzi denuncia il collocamento selvaggio.
Poi qualcosa si rompe.
E il clima peggiora quando Borzi denuncia pratiche non proprio esemplari che succedevano al Sole 24 Ore sotto la direzione di alcuni anni fa di Roberto Napoletano.
Secondo quanto accertato in sede civile anche dalla magistratura ed è stato oggetto anche di un patteggiamento dell’ex presidente e dell’ex amministratore delegato del Sole 24 Ore, si gonfiavano il numero di copie digitali e cartacee del giornale, fornendo false comunicazioni sociali. Borzi è nel comitato di redazione del giornale oltre ad avere un piccolo pacchetto di azioni de Il Sole 24 date ai giornalisti all’epoca del collocamento e indaga internamente per anni su questa vicenda poiché quando intuisce la discrepanza fra i dati comunicati al mercato dalla società sulle vendite del giornale e il conto economico della società (quotata) non ce la fa a girarsi dall’altra parte. Lo dice il codice Etico del gruppo Sole oltre che la normativa e soprattutto la sua coscienza.
Presenta un esposto al collegio sindacale del Sole 24 Ore e alla Consob, segnalando alcune voci dello stato patrimoniale e del conto economico che secondo lui richiedevano un riesame da parte della Consob e dei revisori.
I conti dei servizi segreti
Un’altra vicenda che lo vede protagonista lo porta quasi a un passo dal carcere. Indagando quando lavorava al Il Sole 24 Ore su Banca Nuova, una controllata della Popolare Vicenza, nel 2017 scopre, infatti che quasi 1.600 operazioni bancarie per oltre 642 milioni, effettuate dal 17 giugno 2009 al 25 gennaio 2013 tra il quarto governo Berlusconi e l’ era Monti sono movimentati dagli 007 italiani. La protezione di cui ha goduto per decenni la Popolare di Vicenza nonostante rapporti negativi della stessa Banca d’Italia trova una spiegazione.
Tanti i beneficiari di questi conti, tra cui uomini dello Stato ma anche personaggi dello spettacolo e del mondo dei media. Viene accusato di aver violato il Segreto di Stato (non pubblicando Borzi come Bonazzi nessun nome nei tabulati), rischia 15 anni di carcere. Gli sequestrano l’hard disk del computer, il suo archivio digitale con 15 anni di lavoro, copiano le sue email, accedono ai suoi numeri di telefono.
La polizia giudiziaria voleva scoprire così la fonte della notizia chiedendo a Borzi di violare uno dei principi base del giornalismo nei paesi democratici: il segreto professionale. Che in Italia addirittura trova fondamento nel codice penale del 1930 e nella legge professionale che regola la professione del giornalista.
Nel 2018 il rapporto con Il Sole 24 Ore si interrompe. Borzi continua a fare il giornalista investigativo per altre testate editoriali online (e non) tra cui Il Fatto Quotidiano. Qualche giorno fa si è conclusa dopo quasi 2 anni e mezzo di “calvario” la vicenda del processo sui conti dei servizi segreti in Banca Nuova: Borzi viene assolto “perché il fatto non costituisce reato”.
La vicenda del Sole 24 Ore non si è ancora conclusa del tutto e il processo in sede penale è ancora in corso per falso in bilancio e manipolazione del mercato e vede anche un’azione di responsabilità avviata dallo stesso Sole 24 Ore nei confronti dell’ex direttore e gli ex vertici del consiglio di amministrazione del quotidiano di Confindustria.
In questa intervista Nicola Borzi si racconta a RadioBorsa e spiega i tanti conflitti di interesse (compresi quelli dell’industria del risparmio gestito all’italiana e il trattamento riservato ai risparmiatori) che condizionano la libertà di stampa in Italia, chi sono gli “intoccabili” e quanto è difficile il mestiere del whistleblower, la pratica per la quale il dipendente, durante l’attività lavorativa all’interno della propria azienda, rileva una possibile frode, un pericolo o un altro serio rischio che possa danneggiare clienti, colleghi, azionisti, il pubblico o la stessa reputazione dell’impresa e decide di segnalarla. Borzi ha pagato in Italia un conto molto salato. Ma si sente in pace con la sua coscienza. E con quello che gli ha trasmesso suo padre, ex tenente deli Alpini.
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