Sulla carta tutti lodano l’importanza del ruolo del risparmio e del risparmiatore; nella realtà in molti vogliono metterci su le mani per prendersi una discreta fetta. Anche lo Stato dice nella Costituzione che vuole “incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme” ma non sempre ci riesce e anzi si comporta talvolta in modo schizofrenico.
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La tassazione sulle rendite finanziarie in vigore in Italia ne è un perfetto esempio. E speriamo quindi che la riforma fiscale annunciata nel fine settimana con l’approvazione alla Camera della legge delega che prevede un riordino entro 24 mesi anche della tassazione sul risparmio sia qualcosa di concreto e non l’ennesima promessa elettorale.
In tema di tassazione sul risparmio l’attuale regime è, infatti, veramente folle e sperequato e porta la tassazione reale ai massimi livelli in Europa. Un esempio è la tassazione sui fondi e sugli ETF che prevede da molti anni la non compensazione delle perdite nel caso di guadagni successivi sugli stessi strumenti perché il “legislatore” distingue fra redditi di capitale e redditi diversi in modo molto curioso e penalizzante per il risparmiatore.
Se guadagni lo Stato oggi si prende anche oltre un quarto dei guadagni (nel caso di sottostante azionario o obbligazionario non governativo europeo), se perdi cavoli tuoi…
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