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Lettera #73 La crisi bancaria aiuta i conti delle Big Bank USA: non è un paradosso?

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A cura di
RadioBorsa

Dopo alcune settimane turbolente, la calma sembra al momento tornata sulle borse. Da metà marzo, quando la crisi di alcune banche sembrava potesse trascinare al ribasso tutti i mercati, le azioni mediamente hanno guadagnato il 7% con molte Borse europee in forte spinta.

Sul fronte obbligazionario i tassi di interesse sono leggermente diminuiti e i prezzi delle obbligazioni sono aumentati di conseguenza. E c’è stata anche una ripresa delle materie prime dopo che l’Opec + ha ridotto l’offerta di barili di oro nero, mentre l’oro giallo sta flirtando con i massimi storici.

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Si respira, insomma, meno nervosismo e c’è anche della logica, poiché sul fronte economico la produzione industriale nella zona euro è aumentata del 2% a febbraio, superando le aspettative.

I prezzi dell’energia più bassi e l’allentamento delle catene di approvvigionamento forniscono poi un vento favorevole, mentre in Cina il recupero prosegue e questa mattina gli indici cinesi hanno chiuso in verde dopo l’annuncio di una crescita più sostenuta del Paese nel primo trimestre al 4,5% e un rimbalzo delle vendite al dettaglio a marzo del 10,6% su un anno.

Il settore immobiliare cinese sembra finalmente riprendersi, mentre le vendite nel settore del lusso stanno tornando a livelli record tanto che settimana scorsa LVMH, il colosso del lusso francese, ha annunciato vendite nel primo trimestre superiori del doppio (!) nel mondo, grazie anche alla normalizzazione del mercato dell’Ex Celeste Impero.

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Anche il continuo rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti ha contribuito al miglioramento dell’umore. A marzo, la variazione annua dei prezzi al consumo ha raggiunto il 5%, inferiore al 5,2% previsto dal mercato e in sensibile calo rispetto al mese precedente (6%). Il mercato si aspetta che l’inflazione continui a diminuire. Dopo aver toccato un picco del 9,1%, l’impennata dei prezzi è tornata intorno al 5% a fine marzo (ancora lontana dal target del 2%), in particolare grazie al calo dei prezzi dell’energia (soprattutto per il gas naturale che è tornato ai livelli precedenti alla guerra in Ucraina).

Diversi investitori ritengono che la politica monetaria statunitense sarà meno restrittiva in futuro. Dopo nove rialzi dei tassi, il peggio è passato e il probabile aumento di un quarto di punto di maggio non sembra preoccupare più di tanto i mercati poiché gli investitori ritengono che questa sarà probabilmente l’ultima volta.

Le probabilità di una recessione negli Stati Uniti è data molto alta, ma gli economisti parlano più facilmente di un atterraggio morbido dell’attività.

I risultati migliori del previsto (con boom di profitti e ricavi) delle grandi banche come JP Morgan e Citi alla fine della scorsa settimana hanno causato un immenso sollievo a Wall Street

Dopo il fallimento della Silicon Valley Bank all’inizio di marzo e il crollo del Credit Suisse, frettolosamente acquisito da UBS, si temevano ripercussioni sull’intero settore. 

Tuttavia, le grandi banche hanno resistito bene allo shock e a differenza degli istituti più piccoli hanno acquisito nuovi clienti, mentre grazie a tassi di interesse più elevati hanno incrementato i loro guadagni, beneficiando del buon andamento dei mercati finanziari. 

Per JP Morgan i profitti sono aumentati del 52% a 12,62 miliardi di dollari e le entrate, con un’impennata del 25%, hanno raggiunto il record di 38,35 miliardi e venerdì scorso il titolo ha chiuso a Wall Street con una salita record del +7%.

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