Dal 2 agosto entrerà in vigore la normativa sulla cosiddetta sostenibilità dove i risparmiatori che compileranno il questionario di profilazione saranno chiamati obbligatoriamente ora a esprimere la loro eventuale preferenza verso questi temi.
Ma come immaginavamo già un anno fa il tema ESG (in sintesi le società che maggiormente rispettano l’ambiente, il sociale, il buon governo aziendale e gli stakeholder) in verità è molto spinoso, se affrontato veramente non solo nella forma e a colpi di slogan, ma nella sostanza.
Crescono i casi accertati di “greenwashing” e molte grandi società di gestione sono accusate di aver gonfiato la “sostenibilità”. Crescono anche i dubbi di molti operatori di settore tanto che l’Efama (l’associazione dei più importanti gestori di fondi d’investimento in Europa) ha dichiarato che “nei primi tempi, sarà comune che nessun prodotto di finanza sostenibile soddisferà pienamente le preferenze originariamente dichiarate da un cliente”.
Tra performance deludenti, rating discutibili e difficoltà oggettive di introduzione dei criteri ESG nei portafogli dei clienti che ne fanno richiesta, ecco uno spaccato dell’(in)sostenibile pesantezza del dibattito in corso sul tema della sostenibilità
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